Teologia della bellezza. L'arte dell'icona by Pavel Evdokimov

Teologia della bellezza. L'arte dell'icona by Pavel Evdokimov

autore:Pavel Evdokimov [Pavel Evdokimov]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 8892211870
editore: San Paolo
pubblicato: 2018-02-23T00:00:00+00:00


V

TEOLOGIA DELLA GLORIA-LUCE

Dio «si adorna di magnificenza e si veste di bellezza». Abbagliato, l’uomo contempla la gloria, la cui luce fa sgorgare dal cuore di ogni creatura un canto di lode. Così il Testamentum Domini prega: «Che siano ripieni dello Spirito Santo... per gridare verso di Te una dossologia attraverso la quale siano a Te per sempre lode e gloria». Questa dossologia è l’icona: essa sfavilla di gioia e canta con i suoi propri mezzi la gloria di Dio. La vera bellezza non ha bisogno di prove. L’icona non dimostra niente, essa mostra; evidenza folgorante, essa si pone come argomento «kalokagatico»171 dell’esistenza di Dio.

S. Paolo formula il fondamento cristologico dell’icona: «Il Cristo è immagine — εικώυ — del Dio invisibile»172. Egli vuol dire che l’umanità visibile del Cristo è l’icona della sua divinità invisibile, che essa è «il visibile dell’invisibile»173. L’icona di Gesù appare così come l’immagine di Dio e dell’uomo al tempo stesso, l’icona del Cristo totale: del Dio-Uomo. Questa funzione rivelatrice che possiede l’umanità del Cristo diviene la verità di ogni essere umano: l’uomo non è vero né reale che nella misura in cui riflette il celeste; meravigliosa grazia di ogni creatura di essere specchio dell’increato, «immagine di Dio». Il Kontàkion della festa dell’Ortodossia dice: «Avendo ristabilito l’immagine contaminata nella sua antica dignità, il Verbo l’unisce alla Bellezza divina. Confessando la salvezza, noi l’esprimiamo con l’azione e con la parola». Ben si vede come il mistero della salvezza superi di molto una semplice restituzione dell’immagine. Il Cristo realizza, compie l’immagine portandola alla perfezione, perché rendendola pura la fa partecipare alla Bellezza divina.

L’immagine, così redenta in Cristo e coscientemente ritrovata attraverso l’ascesi contemplativa, spiega perché un santo monaco è sempre chiamato «somigliantissimo». Questa parola significa precisamente la massima somiglianza soggettiva, personale, all’immagine oggettiva di Dio. Noi troviamo la sua esatta espressione in quest’altra formula di s. Paolo: «Noi tutti, a viso scoperto (esplicitato nel suo mistero), riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore («che rifulge sul volto del Cristo»), veniamo trasformati in quella medesima immagine (icona), di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore»174. Per questo l’icona del Cristo, nella lunetta centrale di Santa Sofia, mostra il Signore che tiene il Vangelo aperto sulla parola: «Io sono la Luce del mondo», e la Chiesa canta: «La tua Luce risplende sui volti dei tuoi santi». L’uomo confessa la salvezza con la parola, ma rende anche testimonianza con l’azione divenendo egli stesso «somigliantissimo». E certamente l’icona di Dio più commovente è l’uomo «trasformato a sua stessa immagine» secondo la parola citata di s. Paolo. Durante gli uffici liturgici, il sacerdote incensa le icone dei santi, indirizzando quel saluto liturgico ai loro prototipi, specchi di Dio; egli incensa anche i fedeli e saluta la presenza di Dio nella sua immagine che è l’uomo: saluta gli uomini, icone viventi di Dio. Didimo d’Alessandria cita un’affermazione del Signore: «Dopo Dio, vedi Dio in ogni fratello...». Questa concezione iconografica dell’essere umano, la sua «grande rassomiglianza», induce s. Basilio a definire il



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